Wednesday, May 2, 2012

Arlequins reviews CIII: Even Celestina Gets The Blues by 17 Pygmies


Arlequins, an Italian-based prog rock magazine has published a review of "CIII: Even Celestina Gets The Blues" by 17 Pygmies.
La musica di Celestina sembra provenire dallo spazio profondo, con i suoi movimenti estremamente lenti che sembrano avvenire in assenza di gravità. E’ leggera e splendente come polvere di stelle ed è incredibilmente dilatata ed onirica. In maniera soffice e gentile riempie progressivamente l’atmosfera creando un ambiente sonoro rarefatto e piacevole. Colorazioni elettroniche, sonorità vintage di tastiere e anche strumenti classici come oboe, viola e violoncello, suonati in questo caso da tre special guest, creano qualcosa che sembra orbitare fra il cielo e la Terra, attraverso visioni astrali fatte di suoni artificiali ed elementi musicali più familiari che fluttuano fra il post rock, il pop, l’elettronica ed il prog sinfonico.
Questo album è il terzo capito di una trilogia iniziata con la pubblicazione di “Celestina” nel 2008 e secondo me non può essere slegato dai precedenti episodi, anche perché la storia, narrata in maniera minuziosa nei ricchissimi booklet allegati a edizioni splendide, ricche di ornamenti, guida l’ascolto di una musica che ricrea alla perfezione le ambientazioni in cui si svolgono le vicende di questa saga spaziale che si sviluppa in crescendo, capitolo dopo capitolo. E’ tempo ormai per l’equipaggio di Celestina di tornare sul nostro pianeta, portando con sé il messaggio ed i segreti appresi nel suo viaggio all’interno di un buco nero e questo ritorno sulla Terra è accompagnato da una musica che, rispetto al passato, si è arricchita di particolari e soprattutto di preziosi elementi classici ed orchestrali, pur non perdendo mai quell’andamento morbido e in un certo senso soporifero che perdura dall’inizio della storia, senza mai subire accelerazioni di sorta o brusche deviazioni.
La voce splendida di Meg Maryatt (che suona anche piano, chitarra e synth) ci accompagna di nuovo col suo timbro dolce e rilassante e sembra quasi rivolgersi all’ascoltatore dall’interno di in una bolla dove il tempo è fermo e lo spazio è dilatato all’infinito. I synth sono gli artefici delle atmosfere più belle dell’album e sono suonati praticamente da tutti, dal chitarrista Jeff Brenneman, dal batterista Dirk Doucette e dal bassista e chitarrista, nonché leader del gruppo e autore del concept, Jackson Del Ray. Le trame ritmiche sono appena appena disegnate e si sviluppano spesso in un morbido 4/4 e a volte persino a ritmo di valzer che sembra accompagnare l’ascoltatore in una danza fra le stelle come nella seconda traccia, “Celestina XXIV” (tutti i titoli sono come al solito designati da un numero progressivo in cifre romane) che progredisce in lento crescendo, come una nuvola di vapore che si disperde nell’aria, accompagnata da coltri di Mellotron, una batteria filiforme, atmosfere Floydiane e morbidi ricami elettronici che danno costantemente l’idea dello spazio profondo. Molto belle le linee melodiche del capitolo XXVI, molto minimali e delicate, che ricordano qualcosa dal sapore vagamente orientale. In alcuni episodi la musica si fa più astratta, cosmica e tecnologica, con riverberi alla Tangerine Dream, ma in generale l’ultimo episodio di “Celestina” ci riporta sulla Terra e c’è spazio anche per sorprese come il capitolo XXXI, un valzer anche qui, fatto con strumenti acustici, con la chitarra arpeggiata e gli archi, una vera delizia che risalta particolarmente nel contesto di questo album ma senza bruschi salti, non interrompendo mai il flusso emotivo che perdura costantemente dall’inizio alla fine. Molto onirica è la penultima traccia, il capitolo XXXIII, che somiglia ad una grigia e spenta musica da circo, scandita dai rintocchi di campane tubulari e densamente velata da vapori cosmici. Una trovata molto azzeccata è proprio quella di lasciare ampio spazio alla musica che riempie delicatamente ogni dove, con un intervento molto limitato della voce di Meg che è un bellissimo ornamento più che una voce narrante. Tutta la storia infatti è descritta, come accennato, nel booklet che contiene dialoghi e descrizioni, come il copione di un’opera teatrale.
Se avete apprezzato i precedenti due lavori non potete privarvi certamente di quest’ultimo che vi regalerà un bellissimo finale che non voglio svelarvi troppo in anticipo e che rappresenta il perfezionamento di una formula musicale decisamente personale; se siete incuriositi potreste iniziare anche da qui, certamente, la musica ha comunque un valore universale e può essere apprezzata anche al di là del concept, proprio perché è poco verbosa e molto di atmosfera ma anche in questo caso direi di non indugiare perché la stampa di questo disco, che vi arriverà avviluppato in carta pergamena, con nastrini, brillantini, fiocchetti e un sigillo di ceralacca a chiudere il tutto, è limitata.



Loose English translationL


Celestina's music seems to come from deep space, with its extremely slow movements that seem to occur in the absence of gravity. And 'light and bright as star dust and is incredibly dreamy and dilated. In a soft and gentle gradually fills the atmosphere, creating a sound environment rarefied and pleasurable. Electronic colors, sounds of vintage keyboards and even classical instruments like oboe, viola and cello, played here by three special guests, create something that seems to orbit between heaven and earth, through astral visions made of artificial sounds and musical elements family that fluctuate between post rock, pop, electronic and symphonic prog.


This album is the third in a trilogy got started with the release of "Celestina" in 2008 and in my opinion can not be dissociated from the previous episodes, also because the story, told in a detailed booklet rich in annexes editions beautiful, rich ornaments , driving listening to music that perfectly recreates the locations where the events take place in this space saga that grows in crescendo, chapter after chapter. It 's time now for the crew of Celestina to return on our planet, bringing with him the message and the secrets learned in his journey into a black hole and return to Earth this is accompanied by music that, compared to the past , was enriched with precious details and above all orchestral and classical elements, while never losing quell'andamento soft and somewhat soporific which lasts from the beginning of the story, without ever suffering any sort of acceleration or abrupt deviations.


The wonderful voice of Meg Maryatt (who also plays piano, guitar and synth) takes us again with his gentle and relaxed tone and seems to turn from inside the listener in a bubble where time has stopped and the space is dilated infinity. The synths are the makers of the best atmospheres of the album are played by almost everyone, guitarist Jeff Brenneman, drummer Dirk Doucette and bassist and guitarist, and leader of the group and author of the concept, Jackson Del Ray. The rhythmic patterns are barely drawn and often develop in a smooth 4/4 and sometimes even a waltz rhythm that seems to accompany the listener on a dance among the stars as the second track, "Celestina XXIV" (all titles are as usual designated by a number in Roman numerals) that progresses slowly growing, like a cloud of steam that is dispersed in the air, accompanied by layers of Mellotron, a battery filiform Floydiane atmosphere and soft embroidery that give consistently the electronic 'idea of ​​deep space. Very beautiful melody lines of Chapter XXVI, very minimal and delicate, vaguely reminiscent of something from the East. In some episodes the music becomes more abstract, cosmic and technological, with reverberations to Tangerine Dream, but in general the last episode of "Celestina" takes us back to Earth and there is room for surprises such as Chapter XXXI, a waltz even here, done with acoustic instruments, with guitar arpeggios and strings, a treat that is especially striking in the context of this album, but without any sudden jumps, not interrupting the flow ever lasting emotional consistently from beginning to end. Very dream is the penultimate track, chapter XXXIII, which looks like a gray and dull circus music, punctuated by the tolling of bells and tubular densely veiled by cosmic vapor. Found a very apt it is to leave plenty of room for music that gently fills everywhere, with very limited intervention of the voice of Meg is a beautiful ornament of a narrator. All history is described in fact, as mentioned in the booklet that contains descriptions and dialogues, as the script of a play.
If you enjoyed the previous two works can not deprive the latter of which certainly will give a beautiful finish that does not want to reveal too much in advance and that is a further development of a highly personal musical formula, if you're curious you could start from here, certainly , the music still has a universal value and can be appreciated even beyond the concept, because it is verbose and not much atmosphere but also in this case I would say do not delay because the release of this disc, you will come wrapped in paper parchment with ribbons, glitter, ribbons and a wax seal to seal the unit is limited.

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